La rivoluzione del piacere ghiotto

Donne che amano il cioccolato

La rivoluzione del piacere ghiotto dall’Europa delle corti fino al ‘900

Sempre più donne che amano il cioccolato nel mondo e Luisa Spagnoli che dal cioccolato trasse ispirazione a Perugia. Questa settimana torna nella città umbra dal fascino medioevale Eurocholate, la manifestazione dedicata al cioccolato. Ma più di un secolo fa tutto è cominciato in un piccolo laboratorio del centro storico, dove Luisa Spagnoli mosse i primi passi, prima di diventare una delle maggiori protagoniste del ‘900, sia per la brillante capacità imprenditoriale e che per l’incredibile modernità del suo pensiero. Che si espresse in fatti, più che a parole. E che non venne per nulla offuscato dall’impossibilità allora di accedere ad un’istruzione scolastica riservata solo a pochi.

Il primo laboratorio della futura Perugina nei fondi di Palazzo Ansidei. Correva l’anno 1908

Da un piccolo laboratorio alla grande Perugina

Chissà se mentre lavorava in quel suo semplice e quasi rudimentale laboratorio di via Alessi, dosando con cura i preziosi ingredienti, annusandone i profumi e gustandone le combinazioni voluttuose e avvolgenti, Luisa era consapevole di quanti tabù avrebbe rotto, quanti soffitti di cristallo avrebbe sfondato e quante logiche immiserenti avrebbe polverizzato con la sua naturale ambizione imprenditoriale. Che univa la condivisione di un piacere ghiotto all’intuizione di una nascente domanda di massa, come solo pochi prima di lei avevano saputo fare.

Donne che amano il cioccolato

Il suo laboratorio fu il punto di partenza di un impero costruito ad arte che renderà il cioccolato Perugina famoso in Europa e negli Stati Uniti, è ancora impregnato di questa volontà unica e sognatrice. Una passione ora documentata e ricostruita da una serie televisiva e diverse pubblicazioni ma che per anni fu forse un po’ troppo confinata all’adorazione di familiari e dipendenti e di tanti perugini le cui storie si intrecciano profondamente alla fabbrica del cioccolato. Ecco perché parlare di donne e cioccolato partendo da Perugia, offre una lettura più complessa e affascinante della storia del cacao in Europa. Un ingrediente sempre più essenziale per celebrare feste pubbliche e private. Dalle virtù considerate sacre dai popoli precolombiani che lo adottarono per vivere felici, rinunciando addirittura all’accumulo che i suoi semi, le fave di cacao, utilizzati come moneta potevano generare.

Il cibo degli dei sbarca in Europa

Importato dal Messico ma presto sdoganato nelle corti di tutta Europa, la storia del lento ed inesorabile procedere del cioccolato. Prodotto per le élite e acclamato dai popoli. Furono gli spagnoli a metà del ‘500 ad importarlo sostituendo alla ricetta degli aztechi, una bevanda a base di mais e peperoncino, che nel 1519 accolsero Hernàn Cortèz come la reincarnazione del dio Quetzalcoàtl, una nuova miscela di aromi più adatta al gusto europeo.

Da Carlo V a Carletti

I premi semi vennero inviati in Europa arrivarono nelle mani di Carlo V inviati dallo stesso Cortèz che ne spiegava l’uso ed il valore. Per il primo carico in arrivo nel porto di Siviglia si dovranno invece attendere gli ultimi decenni del ‘500. Ad aprire all’Italia le vie del cacao è il ‘600. Un commerciante di nome Antonio Carletti lo importa dalla Spagna introducendolo alla corte medicea. Ed è proprio a Firenze che la ricetta della bevanda a base di cacao, già declinata dagli spagnoli ai gusti europei con l’aggiunta di zucchero e vaniglia, riceve ulteriori elaborazioni.

Francesco Redi il fine innovatore

Profumatissime scorze di cedrati e limoncelli, l’aroma gentilissimo del gelosmino, le calde note della cannella, le vaniglie e l’ambra e addirittura il muschio, nobilitano la bevanda sotto l’abile guida di Francesco Redi, scienziato e medico personale di due granduchi: Ferdinando II, dal 1666 al 1670, e Cosimo III dal 1670 al 1697. Tanto che, scrive lo stesso Redi (in: Storia della Gastronomia di Maria Luisa Migliari e Alida Azzola), l’insieme di questi ingredienti ai semi di cacao “fa sentire stupendo a coloro che del cioccolatte si dilettano”.